L'agroalimentare cresce in volume e valore. Segno più anche nell’annata difficile del 2024
Dati Istat mettono in evidenza la performance positiva del comparto che si conferma trainante per l’economia italiana
Claudia Molinari
28 maggio 2025|28 giorni fa

La gestione di un drone sui campi attraverso il tablet
Cresce sia in volume che in valore aggiunto la produzione agricola nel 2024. Così i primi dati Istat sembrano complessivamente confermare la buona salute dell’agricoltura italiana, anche in un’annata molto difficile come quella del 2024. Nel dettaglio, a crescere sono sia le coltivazioni, sia il comparto zootecnico: l’annata è stata favorevole per frutta, ortaggi freschi e vino; in flessione per cereali, olio d’oliva e foraggi.
Sul fronte economico, l’andamento dei prezzi dei mezzi correnti di produzione conferma una riduzione nel 2024 (-3,7% del valore medio dell’indice Ismea rispetto al 2023); d’altro canto i prezzi dei prodotti agricoli hanno guadagnato lo 0,9% sul livello medio del 2023. Bene anche le esportazioni di alimenti e bevande che nel 2024 sono aumentate del 7,5% rispetto al livello del 2023 sfiorando il record di 70 miliardi di euro, con una performance migliore rispetto alle esportazioni complessive che sono rimaste per lo più ferme sul livello del 2023. In crescita anche le importazioni agroalimentari, che nel 2024 sono aumentate del 7,2%. Un mix molto positivo che si è tradotto in un miglioramento della bilancia commerciale agroalimentare rispetto al 2023, con un surplus di circa un miliardo di euro.
Nel frattempo Eurostat ha pubblicato come ogni anno una analisi dettagliata relativa allo stato di salute agroambientale dell’Unione Europea (UE), considerando il consumo di agrofarmaci, un dato che secondo l’Ue rappresenta un indicatore agroambientale molto prezioso.
Il report mette in evidenza come le vendite di agrofarmaci nell’UE abbiano raggiunto un minimo relativo di circa 292mila tonnellate nel 2023: un risultato che fa seguito ad un importante calo delle vendite nel 2022 pari al 9% e di meno 18% rispetto al 2021. Complessivamente l’Italia è in Ue, insieme al Portogallo, il Paese che ha ridotto di più la vendita di pesticidi tra il 2011 e il 2023 (-44%). Il nostro Paese è il terzo Paese Ue per vendite, con una quota del 14%, come la Germania, dietro a Spagna (18%) e Francia (23%). Del resto il dato non deve stupire, visto che si parla dei primi quattro produttori agricoli Europei. Se dunque la conferma che nei campi italiani girino sempre meno agrofarmaci in un trend che da anni si va via via consolidando, costituisce sicuramente una buona notizia, non va dimenticato che parallelamente si assiste da molto tempo ad un progressivo impoverimento del settore della difesa, che vede diminuire la disponibilità di soluzioni. Le defezioni di sostanze attive dovute alla Revisione europea (ossia il un processo di revisione delle sostanze attive uti-lizzate nei prodotti fitosanitari, con l’obiettivo di assicurare la loro sicurezza per la salute umana, animale e l’ambiente) non vengono infatti controbilanciate da un proporzionale ingresso sul mercato di nuove soluzioni di pari valenza tecnica, creando difficoltà crescenti nel mettere a punto i necessari programmi di difesa e favorendo talvolta l’insorgere di resistenze.