Quei rifiuti in bella vista che inquinano terra e acqua
Sono in grado di infiltrarsi nel suolo e raggiungere le falde acquifere
Leonardo Chiavarini
27 maggio 2025|29 giorni fa

Rifiuti di plastica e polistirolo, raccolti lo scorso anno da Legambiente Pc © Libertà/Leonardo Chiavarini
Quando si nomina la parola inquinamento, spesso si finisce per parlare della qualità dell'aria, facendo riferimento ai gas di scarico delle automobili, ai fumi emessi dalle fabbriche, all'atmosfera malsana che, complice il clima padano, sentiamo aleggiare intorno a noi. In breve, quando pensiamo all'inquinamento, lo facciamo prendendo in considerazione quello atmosferico. E questo genere di inquinamento, di certo, è tra i principali problemi del nostro presente come confermano anche i dati di Arpae Emilia-Romagna, citati in questa rubrica all'inizio dell'anno. L'inquinamento atmosferico, però, non è l'unico da cui dobbiamo guardarci. Esistono, infatti, agenti inquinanti in altre forme, magari più palesi, e proprio per questo, paradossalmente, più invisibili. È un po' la vecchia storia del "se vuoi nascondere qualcosa, allora mettilo in bella mostra!”. Sì , perché le oltre 4 tonnellate di rifiuti e i circa 2.000 mozziconi di sigarette raccolti, una settimana fa, dai volontari della Promis Gruparel, testimoniano come l'abbandono di agenti inquinanti di vario tipo sia ancora un problema tutt'altro che superato, nei boschi così come in città. E se ai numeri di Gropparello si associano i 486 chili di rifiuti raccolti in due ore in via dei Pisoni da una quindicina di volontari di "Plastic free”, be' allora la situazione appare più grave. Tra gli oggetti rinvenuti e recuperati dai volontari di Gropparello, anche una pistola giocattolo, tanti pneumatici e, tenetevi forte, un'intera automobile abbandonata in mezzo al bosco. Il danno, credeteci, non è solo al paesaggio. Infatti, i rifiuti abbandonati, specie quelli non biodegradabili o tossici, possono rilasciare sostanze chimiche in grado di infiltrarsi nel suolo e raggiungere le falde acquifere. Un fenomeno nel fenomeno, poi, è quello delle microplastiche: particelle talmente infinitesimali da risultare invisibili ad occhio nudo, derivate dalla degradazione di oggetti in plastica. Queste, legandosi alle particelle organiche del suolo, possono essere assorbite dalle piante e finire così per entrare come sgraditi virus nell'intera catena alimentare. Insomma, la minaccia non arriva solo dal cielo, ma anche dalla terra in cui germoglia il nostro cibo e dall'acqua che usiamo in mille modi. La verità è che non esiste rifiuto abbandonato che non abbia un impatto.

Ne abbiamo parlato con Laura Chiappa, presidente di Legambiente Pc. L'associazione, da anni impegnata a livello nazionale per il benessere del pianeta, conosce bene la portata del fenomeno di abbandono dei rifiuti e i danni che esso può provocare. Tra le tante iniziative messe in campo, la più celebre è sicuramente "Puliamo il mondo”, attuata in stretta collaborazione con le scuole. «Dobbiamo partire da una consapevolezza – spiega Chiappa – ovvero che qualsiasi tipo di rifiuto che noi abbandoniamo finisce per decomporsi, frammentarsi. Questo fa sì che avvenga un graduale rilascio di componenti chimiche in natura, componenti spesso inquinanti. I frammenti della plastica, ad esempio, se ingeriti possono provocare danni enormi ai pesci, ma anche all'avifauna. Inoltre, le invisibili microplastiche possono contaminare il nostro cibo». I pericoli certo non diminuiscono se dalla plastica si passa a parlare di batterie. «Le batterie abbandonate in natura – spiega Chiappa – provocano il percolamento di sostanze tossiche, quali acido solforico, altamente corrosivo, il piombo, una sostanza nota per i suoi impatti nocivi, e il cadmio, altamente cancerogeno. Il problema – conclude Chiappa – è che, ancora oggi, molti italiani non hanno per il suolo pubblico e per l'ambiente la stessa cura che riservano ai propri spazi privati. Un atteggiamento che, però, danneggia tutti: flora, fauna ed esseri umani». Leggi tutto qui