Don Dante, i dieci anni del vino dell'arciprete
In festa con i suoi “fratelli” lo splendito “rosso” di Andrea Pradelli, realizzato con Ervi, vitigno di sintesi tra Barbera e Bonarda, creato nel 1970 dal professor Mario Fregoni

Giorgio Lambri
1 giugno 2025|24 giorni fa

Ha un nome bellissimo che in aramaico antico significa vite. Ma in realtà l’Ervi ha poco più di mezzo secolo, essendo stato ottenuto nel 1970 nel Podere Fieno di Montalbo di Ziano dal professor Mario Fregoni (padre nobile dell’insegnamento della viticoltura in Cattolica ) incrociando la Barbera con la Croatina, o se preferite Bonarda. Lo scopo è facilmente intuibile: sintetizzare in un’unica uva il mix da cui si ricava uno dei vini bandiera dei colli piacentini: il Gutturnio.
Ma solo nel 1995 la selezione tra i nuovi incroci si è conclusa con l’identificazione dell’Incrocio 108 e la nuova varietà ha preso il nome che mutua le iniziali dell’imprenditore piacentino Ernesto Vigevani, grande appassionato e produttore di vino, che ospitò Fregoni e il suo staff in questo lungo parto.
Il progetto, purtroppo, non ha mai attecchito compiutamente e oggi di Ervi sono impiantati sì e no 10 ettari di vigne. Ed è un peccato perché da questa varietà si può ottenere un vino eccellente, di colore rosso rubino, profumatissimo, dal palato intenso, fruttato, speziato, morbido, caldo ed equilibratamente tannico.
Lo ha fatto dieci anni fa un vigneron eccentrico, testardo e visionario, Andrea Pradelli, che agli oltre 400 metri di Tenuta Borri, a Pillori di Travo, ma praticamente sulle colline che sovrastano Perino, si è inventato “Don Dante”, prodigio vermiglio che tanto per dire trovate in carta alla Locanda del Falco, dedicato al compianto arciprete del paese.
Qualche giorno fa Pradelli ha festeggiato il genetliaco del suo Ervi con un evento coordinato dal sommelier Matteo Cordani (Fisar) che ha visto la partecipazione di Matteo Gatti e Tommaso Frioni (docenti dell’Università Cattolica), Davide Sordi dei Vivai Cooperativi Rauscedo (che producono e commercializzano quest’uva); e Marco Profumo, presidente del Consorzio Tutela Vini Doc Colli Piacentini.
L’occasione per capire, attraverso le relazioni di questi esperti, quanto l’intuizione del professor Fregoni sarebbe oggi attuale. Servono viticoltori pionieri per introdurre l’innovazione e superare la logica vetusta e conservatrice del “si è sempre fatto così”, ha osservato il professor Gatti spiegando come il progetto Valor in Vitis vada proprio in questa direzione.
Abbiamo apprezzato nell’occasione una mini verticale di "Don Dante" partita dalla prima, splendida annata ufficiale, 2015, per approdare al 2018. «Il mio Ervi ha uve dalla forte personalità - ha spiegato Andrea - che raccogliamo esclusivamente a mano in singole cassette, pigiadiraspate e macerate nel mosto per 20 giorni per estrarre sostanze coloranti e aromatiche con fermentazione naturale da lieviti indigeni vinificazione in contenitori di acciaio inox, dove avviene anche l’affinamento con permanenza su lieviti e fecce fini per sei mesi. Poi il vino sosta in tonneaux d’Allier per un anno. Non viene filtrato né stabilizzato, è messo in vendita dopo almeno 12 mesi dall’imbottigliamento».
Il risultato sfoggia un colore di cardinalizia lucentezza, poderosi aromi di polpa di frutti rossi e confettura di marasche, caldo, rotondo, corposo, speziato. Uno dei migliori vini rossi prodotti sul territorio.
Nell’occasione del compleanno, il dinamico titolare di Tenuta Borri ha invitato - oltre alla sindaca di Travo, Roberta Valla - altri due produttori del territorio che condividono la sua filosofia e hanno investito su Ervi.
Andrea Molinari di Casa Benna (Castellarquato) ha portato in dote le annate 2021/22/23 di Pervinca, spiegando che prende il nome dal fiore spontaneo che da sempre cresce ai confini occidentali del vigneto, e che racchiude nell’acronimo il vitigno “Ervi”, ma anche “Per”, ovvero x in matematica, che simboleggia un incrocio, come il vitigno da cui nasce. Intenso colore rosso rubino intenso e dal profumo fruttato e speziato, offre un palato morbido, equilibrato e persistente.
Dalle vigne di Andrea Illari (Villa Rosa, sulle terre del Piacenziano in Valdarda) ecco Ervin, altra interessante lettura di quest’uva. Anche qui un trionfo di frutto e naso speziato, tanta esuberanza, ma anche grande precisione e morbidezza per un vino che riposa due anni nel legno, ricavandone preziosa rotondità. Due annate, 2020 e 2021, profondamente diverse l’una dall’altra a testimoniare la versatilità di quest’uva.
Poi dal lago di Como ecco la sorpresa, un vignaiolo lombardo che regala all’assaggio Frida Kahlo, sua piccola realizzazione ottenuta con l’Ervi, acquistato anni fa, dopo averlo scoperto online e con l’intenzione primaria di “tagliarc” il Lagrein, ma poi utilizzato anche per questa oggi acerba, ma promettente produzione.
Di tutte queste “letture” del vitigno, che incarna l’essenza del Gutturnio e per caratteristiche pare molto aderente alle nuove esigenze imposta ai vignaioli dal cambiamento climatico, hanno colpito sia la personalità che la potenziale longevità. Se son rose fioriranno... e se sono viti cresceranno!









