"Il Corvo", dark cult macchiato di giallo. Trent'anni di misteri
Il libro scritto da Parente con Giacomelli fa luce anche sulla tragica morte del giovane protagonista Brandon Lee sul set
Anna Anselmi
28 maggio 2025|28 giorni fa

Il nuovo libro è dedicato alla saga del Corvo: dal fumetto ai film
Un tentativo compiuto di mettere in relazione più linguaggi pop, con un rapporto che si andrà a rinsaldare nei decenni successivi, in particolare tra cinema e fumetti, ma il film “Il Corvo” è stato anche il ritratto di una generazione e di un periodo. «Nonostante all’epoca fosse il fumetto indipendente più venduto, forse molti hanno scoperto l’opera di James O’Barr tramite il film. All’interno della saga cinematografica i riferimenti al fumetto sono andati stemperandosi, a parte l’ultimo film, il reboot “The Crow - Il Corvo”, del 2024, che strizza l’occhio al fumetto originale già dai nomi dei protagonisti e dall’incipit, diverso rispetto al primo adattamento», precisa il giornalista Nico Parente, direttore delle collane Cinema e Musica di Shatter edizioni, autore di diversi volumi, tra cui il recente “Il Corvo. Guida alla saga”, scritto con Roberto Giacomelli, dove vengono presi in esame il film originale e i suoi sequel, nonché la serie televisiva («Ha avuto un suo mercato e un valido interprete, Mark Dacascos») e due progetti non realizzati. «Il più riuscito rimane comunque il primo capitolo, purtroppo segnato dalla morte di Brandon Lee, un grande attore», aggiunge Parente.
Sono principalmente tre le figure le cui vicende si intrecciano in questo film di culto. Iniziamo dall’autore del fumetto, James O’Barr.
«Ha dato lui i natali al Corvo, il personaggio che lo ha consacrato nel mondo del fumetto come artista. È inizialmente un artista autodidatta e atipico, nel senso che, oltre a formarsi da solo, ha riportato nel personaggio di Eric, conosciuto come il Corvo, tutto ciò che era un suo vissuto anche molto doloroso. In giovane età la fidanzata di James O’Barr, mentre andava in macchina a prenderlo, era rimasta uccisa da un automobilista ubriaco. Questo senso di colpa ha generato il fumetto, nel quale troviamo anche tutte le passioni di James O’Barr, per la poesia, per il cinema gotico e horror, per la musica con il movimento dark che ne consegue. Uscito in quattro numeri il fumetto, dopo varie vicissitudini, ha portato alla realizzazione di un film diventato iconico grazie a Brandon Lee».

Poi c’è Alex Proyas, il regista che ha avuto una sua importanza nel creare un certo immaginario cinematografico, anche molto cupo, molto anni Novanta, se vogliamo millenarista, pensiamo non solo al Corvo ma a un’altra pellicola di culto come Dark City, nella quale alcuni vedono un’anticipazione di Matrix.
«Quando viene ingaggiato per “Il Corvo”, Proyas proviene dall’ambito dei videoclip. La musica, una delle passioni principali di James O’Barr, torna appunto attraverso il regista, un altro patito del genere che riporta perfettamente all’interno di questo film cupo e gotico l’immaginario - canonizzato negli anni Novanta - di una città apocalittica, dark, spesso colpita dalla pioggia, ma soprattutto mette la componente del videoclip. Lo fa anche attraverso una colonna sonora diventata un po’ la struttura portante e un’ulteriore protagonista del film».
Insieme a Brandon Lee, la terza figura fondamentale, con la sua tragica vicenda.
«Brandon Lee arriva dopo tantissimi nomi di punta che lo anticipano, ma non accettano la parte, soprattutto per motivi di budget. Brandon era noto nell’ambito action delle arti marziali, ereditate dal padre, il leggendario Bruce Lee. Comunque Proyas punta su di lui e anche O’Barr, vedendolo con il volto truccato, capisce come sia l’attore ideale per il personaggio. Brandon Lee perde molti chili, ascolta un certo tipo di musica per calarsi nel ruolo, prende lezioni di chitarra. Nell’ultima intervista dichiara che si sarebbe comportato allo stesso modo di Eric in analoghe circostanze. Ha girato in condizioni rigide, la pioggia che vediamo è naturale. Il set, completamente ricostruito a Wilmington nella Carolina del Nord, venne anche colpito da un uragano, rimediando gravi danni. Dovette essere totalmente ripristinato, lavorando a ritmi serratissimi, tra diverse tensioni con il cast tecnico e questo pare abbia influito sul tragico errore di non controllare l’arma, il cui colpo ha poi ucciso Brandon Lee».
Un errore su cui non si allungano più ombre?
«È stato archiviato come accidentale. Nel libro riporto una fonte che ha indagato su questo e altri casi avvenuti sui set di Hollywood. In particolare per Brandon Lee è stato stabilito che l’arma proveniva da un’altra unità che la sera prima aveva lavorato su un set le cui riprese prescrivevano si dovesse vedere il colpo in canna, cosa non possibile con la carica a salve. Il giorno seguente l’arma fu purtroppo usata tragicamente omettendo le necessarie verifiche. Le teorie di complotti e vendette sono state smontate. Almeno, così ci restituiscono le cronache».
Il Corvo è stato un po’ anche un ritratto generazionale, per i giovani che hanno vissuto tra gli anni Ottanta e Novanta.
«Sì. Credo sia figlio dei tempi. Segue e incarna tutto quello che gravitava in un certo ambito: dark, gothic, horror, richiamando un movimento musicale assieme a un look, a un modo di vestire, che contraddistingueva l’appartenenza a un genere più underground e alternativo. Il Corvo è la pellicola rock per eccellenza, dove si incontrano il dark cinematografico e musicale nella loro rappresentazione massima».
Ci sono pure gli aspetti più negativi della società del periodo.
«Sì, ci sono la droga, il degrado, la prostituzione, la criminalità dilagante delle grandi città per la quale Detroit è stata presa ad esempio da vari autori in varie pellicole. Il Corvo ci riporta a Detroit anche attraverso la ahimè triste tradizione di appiccare incendi nella Notte del diavolo, fortunatamente andata in disuso. C’è poi l’elemento della polizia corrotta, qui solo accennato e ripreso più estesamente nel corso della saga».
C’è inoltre il tema della speculazione edilizia.
«Un elemento fondamentale e un cambio drastico rispetto al fumetto, dove la coppia viene uccisa per puro caso da balordi. Un’altra modifica sostanziale è la figura del corvo: da riflesso immaginario nella mente di Eric diventa nel film una guida costante e il tramite tra mondo dei vivi e dei morti».
Per (ri)vedere il film "Il corvo", il cui debutto nelle sale avvenne il 13 maggio 1994, in condizioni ottimali è disponibile la versione 4K Ultra HD + Blu-Ray del film realizzata da Paramount Home Entertainment e da Plaion Pictures in occasione del trentennale di un thriller diventato ormai un classico. Per l'anniversario l'edizione si è arricchita di un documentario in tre parti, dove a illustrare gli aspetti della progettazione della pellicola interviene il production designer Alex McDowell, soffermandosi anche sulla sua esperienza di lavoro con il regista Alex Proyas e con l'attore Brandon Lee. Inoltre è inclusa una conversazione con il produttore Edward R. Pressman (1943 - 2023), che va ad aggiungersi ai commenti audio di Proyas, del produttore Jeff Most e dello sceneggiatore John Shirley, al dietro le quinte, alle scene estese e a quelle eliminate.
