Daniela Lucangeli: «L'Orchestra CinqueQuarti è un modello che educa alla vita e allo stare insieme»
Lunedì 26 maggio un convegno sul tema a XNL Piacenza

Eleonora Bagarotti
23 maggio 2025|34 giorni fa

Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione all'Università di Padova ed esperta di psicologia dell'apprendimento. Ha supervisionato la ricerca "Mind4children" sul progetto "Dalla classe all'orchestra"
Lunedì 26 maggio alle 15.30 presso XNLsi terrà il convegno “Dalla classe all’orchestra. Trasformare l’educazione con la musica” con interventi di esperti, sostenitori e operatori scolastici. È rivolto non solo ai docenti e ai musicisti, ma anche a ricercatori e genitori per creare «un ponte tra il mondo accademico, scolastico e musicale».
E la parola «ponte» piace molto a Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università di Padova, che ha svolto la ricerca “Mind4children”, realizzata dal team da lei supervisionato scientificamente. Lucangeli parteciperà, a sua volta, al convegno.
E la parola «ponte» piace molto a Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università di Padova, che ha svolto la ricerca “Mind4children”, realizzata dal team da lei supervisionato scientificamente. Lucangeli parteciperà, a sua volta, al convegno.
Professoressa Lucangeli, la ricerca sul progetto “Dalla classe all’orchestra” lunedì sarà resa pubblica. Può dirci cosa l’ha colpita maggiormente?
«Le dico senza freni che, quando abbiamo ricevuto la proposta per questo progetto, mi ha stupito il fatto che, in Italia, ci sono stati tanti studi sul suono, sugli effetti neuronali della musica eseguita e ascoltata, ma gli effetti dell’esperienza in un’orchestra non era stata inclusa come variabile. Eppure, suonando insieme in un’orchestra, ad emergere sono le qualità timbriche e il cervello sente emozioni, si prova un senso di sicurezza, di affidamento».
«Le dico senza freni che, quando abbiamo ricevuto la proposta per questo progetto, mi ha stupito il fatto che, in Italia, ci sono stati tanti studi sul suono, sugli effetti neuronali della musica eseguita e ascoltata, ma gli effetti dell’esperienza in un’orchestra non era stata inclusa come variabile. Eppure, suonando insieme in un’orchestra, ad emergere sono le qualità timbriche e il cervello sente emozioni, si prova un senso di sicurezza, di affidamento».
Nella vostra ricerca avete intervistato bambini, docenti, genitori.
«Siamo rimasti colpiti dalla grande partecipazione del fare insieme musica - anche i genitori, che si danno da fare predisponendo le sedie e i leggii - e non per la perfezione della musica eseguita ma, ripeto, del “fare insieme musica”! Il ritmo, l’ascolto reciproco, l’aumento dell’autostima, il mettersi in profonda sintonia con l’altro... ed anche la sintonizzazione dei battiti del respiro tra madre e bambino. Guardi, mi stanno tornando in mente tutti questi studi perché, evidentemente, la sintonizzazione dell’azione congiunta è un processo primario, profondo, fondamentale nella vita delle persone e, ancora, nelle fasi di sviluppo e di crescita».
«Siamo rimasti colpiti dalla grande partecipazione del fare insieme musica - anche i genitori, che si danno da fare predisponendo le sedie e i leggii - e non per la perfezione della musica eseguita ma, ripeto, del “fare insieme musica”! Il ritmo, l’ascolto reciproco, l’aumento dell’autostima, il mettersi in profonda sintonia con l’altro... ed anche la sintonizzazione dei battiti del respiro tra madre e bambino. Guardi, mi stanno tornando in mente tutti questi studi perché, evidentemente, la sintonizzazione dell’azione congiunta è un processo primario, profondo, fondamentale nella vita delle persone e, ancora, nelle fasi di sviluppo e di crescita».
Lei si è molto occupata anche di inclusione. Nell’Orchestra CinqueQuarti vi sono anche ragazzi fragili, alcuni con disabilità, che si integrano e lavorano insieme agli altri.
«Certo, e tutto questo rende l’inclusione reale e non solo questione di parole. Tu senti di far parte del gruppo e che la tua caratteristica particolare viene accolta così com’è. E valorizzata perché è un arricchimento. Tutti, in orchestra, sono protagonisti. La musica è un elemento tanto potente da togliere la forza persino alle parole. Ci vuole concentrazione, attenzione allo scopo, focalizzazione su un obiettivo congiunto. Tutti sono coinvolti in questo procedimento. Si forma una comunità».
«Certo, e tutto questo rende l’inclusione reale e non solo questione di parole. Tu senti di far parte del gruppo e che la tua caratteristica particolare viene accolta così com’è. E valorizzata perché è un arricchimento. Tutti, in orchestra, sono protagonisti. La musica è un elemento tanto potente da togliere la forza persino alle parole. Ci vuole concentrazione, attenzione allo scopo, focalizzazione su un obiettivo congiunto. Tutti sono coinvolti in questo procedimento. Si forma una comunità».
Eppure in Italia, a parte i Conservatori che sono diventati Università, la musica si smette di farla dopo le medie. Lanciamo un messaggio?
«C’è un problema e per me, onestamente, va detto. In Italia c’è un’attenzione alla musica soltanto prestazionale, a suonare uno strumento o a partecipare con competenza. Nulla di male, ma siamo lontani da questo progetto, quindi la scuola deve comprendere il potenziale della musica, ma non come disciplina o come suonare uno strumento in maniera perfetta. C’è un errore alla base del ragionamento: la musica ha valore educativo, a prescindere».
«C’è un problema e per me, onestamente, va detto. In Italia c’è un’attenzione alla musica soltanto prestazionale, a suonare uno strumento o a partecipare con competenza. Nulla di male, ma siamo lontani da questo progetto, quindi la scuola deve comprendere il potenziale della musica, ma non come disciplina o come suonare uno strumento in maniera perfetta. C’è un errore alla base del ragionamento: la musica ha valore educativo, a prescindere».