«Il mio matrimonio non è di serie B e papà è orgoglioso di noi»

La piacentina Giorgia Squeri si è sposata con Melody Ramann: ad Amsterdam, dove vive, il suo è un matrimonio a tutti gli effetti. In Italia "un'unione civile"

Elisa Malacalza
Elisa Malacalza
26 maggio 2025|31 giorni fa
Giorgia Squeri e Melody Ramann © Libertà/Effetre Studio
Giorgia Squeri e Melody Ramann © Libertà/Effetre Studio
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Giorgia Squeri, 36 anni, è uno dei nostri migliori cervelli. In fuga. Liceo classico al Gioia, la laurea al San Raffaele a Milano, il dottorato, e la scelta di diventare ricercatrice scientifica in ambito medico. Impossibile o quasi, in Italia. Così, lei lavora ad Amsterdam da cinque anni.
Giorgia, al di là dei titoli accademici e dei meriti sul lavoro, è anche una donna innamorata. Sua moglie si chiama Melody Raymann. Impossibile o quasi in Italia chiamarla negli atti ufficiale “moglie”, qui dove il matrimonio tra due persone dello stesso sesso è, invece, “unione civile”. Così, Giorgia si è sposata ad Amsterdam, «dove non esistono matrimoni di serie B».
Aggiunge: «Sono iscritta all’Anagrafe dei residenti italiani all’estero, e ho comunicato che mi sono sposata. Potevo barrare la casella “matrimonio” o “unione civile”, ma qui in Olanda il mio e di Melody è un matrimonio. Ho indicato quindi “matrimonio”, ma la richiesta mi è tornata indietro, sottolineando che avrei dovuto scrivere “unione civile”. Mi sono sentita delusa», dice Giorgia.
Con Melody, originaria del Suriname ma cresciuta ad Amsterdam, si sono conosciute a una festa di Halloween, quattro anni fa. Giorgia era vestita come il fantasma dell’opera e Melody sa a memoria tutti i musical: le si è avvicinata, vestita da Prudence Blackwood, e da allora non si sono più lasciate. Promettersi amore per sempre, il 24 giugno del 2023, è stata la cosa più naturale del mondo. «Arriva un momento nella vita in cui sei pronta a riconoscere quel su cui vale la pena realmente investire, ciò per cui conta impegnarsi. E credo quel momento arrivi quando sei pronta anche tu», spiega Giorgia.
A Piacenza, l’anno scorso, è stato il tempo dell’abbraccio allargato alle famiglie, agli amici di una vita: una piccola cerimonia, più intima ma altrettanto da batticuore. «Un rito simbolico, cui tenevamo. Anche se, ribadisco, per l’Olanda siamo io e Melody siamo sposate. Per l’Italia siamo una coppia civile». Il sentimento è lo stesso. Chi lo vive lo sa. Ma chi sta intorno, le famiglie? «Il percorso a casa è stato lungo, sì. Penso che la mia famiglia abbia avuto prima di tutto un istinto di protezione, frutto anche di un ambiente culturale radicato, quando avevo 16-17 anni. E credo che i miei fratelli abbiano avuto un ruolo fondamentale, nell’aiutarmi. Eleonora, Cecilia, Carlo sono stati il punto di svolta. Abbiamo fatto un percorso, tutti insieme. E ora papà adora Melody».
Per papà Alberto, commercialista stimato, nato nel 1958, con il cognome di una delle famiglie che sono simbolo dell’imprenditoria a Piacenza e della lunga militanza nella Dc, non sarà stato così automatico dire “Mia figlia ama una donna”: ma ha commosso, tanti, ed è stato esempio per molti, il suo post affidato alla piazza grande di Facebook, pubblico, il post di un papà che non ha paura di dire alla figlia di volerle bene, chiunque lei ami. “L’amore muove tutto. Io orgoglioso”, aveva scritto alla vigilia del matrimonio. Non tutti saranno stati orgogliosi, forse, in passato: «In faccia nessuno mi ha mai detto nulla, anche perché chi vive nell’adolescenza questo subbuglio emotivo tende a isolarsi, a stare con persone della propria nicchia. Ma non potrò mai dimenticare quando, ancora al liceo, qualcuno prese in giro la mia sorellina. Questo è quanto mi ha più ferita, nel profondo, mortalmente».
Tra i commenti alla panchina arcobaleno vandalizzata a Calendasco si legge anche “L’arcobaleno è di tutti perché è un fenomeno naturale. Bisogna impedire che venga usato per azioni contronatura”. Contronatura? Davvero ancora termini così? «Quella è ignoranza. Lo dico da scienziata. I medicinali che qualcuno prende per il colesterolo li ha fatti la natura? Le case in cui viviamo le hanno costruite i movimenti tettonici? Chi vive mai secondo natura? Siamo animali? Penso sia proprio la natura a non conoscere moralità, empatia, amore».
Giorgia racconta intanto un altro mondo: dove al Pride di Utrecht, sulle barche che sfilano nei canali, c’è anche un “carro” della polizia. «Non per vigilare, ma per manifestare solidarietà a chi viene discriminato. Le istituzioni qui sfilano con noi. In Italia si fanno problemi sull’approvare o meno i cortei». Tra i commenti, “Fuori i bambini!”. «Eh certo, lasciamoli fuori dalla vita. Da cosa dobbiamo proteggerli? Dalle relazioni? Così che crescano e non sappiano poi gestire le proprie emozioni, incapaci di reggere a una separazione e pronti a crollare al primo rifiuto? Perché schermare la vita?».
Poi, c’è chi dice che hanno “rotto” i gay nei film. I neri, anche. «C’è bisogno invece di sentirsi rappresentati, di dire io esisto. Vale anche per chi vuole costruire una famiglia. Se sono valida abbastanza per essere una zia, per essere una lavoratrice, per essere una moglie, una figlia, perché dovrebbe essere aberrante considerarmi madre?».