Lo scudlein "spacca": Bowlcast, il live podcast ha fatto centro ai Lyons
Tra le novità della Festa del rugby, il nuovo format di Telelibertà ha visto sul palco Dario Hubner, Simone Spetia e Paolo Labati
Redazione
11 giugno 2025|14 giorni fa

Tra spiedini, fiumi di birra e microfoni accesi, la Festa dei Lyons di quest’anno ha visto nascere un piccolo fenomeno che sa già di cult: “Bowlcast”. Niente chiacchiere patinate, niente interviste impostate: solo vino rosso nello “scudlein”, coppa e salame sul tavolo, una valanga di risate, aneddoti e momenti teneramente assurdi. A inventarsi questo format fuori di testa, ma tremendamente azzeccato, sono stati Danilo Di Trani e Marcello Tassi, giornalisti di Telelibertà che hanno lasciato in redazione giacca e camicia per vestire i panni di conduttori “da bar”.
Ma perché “Bowlcast”? In inglese, “bowl” vuol dire scodella e chiunque abbia mai preso parte a una sagra emiliana sa che il vino, per essere buono, va bevuto da un recipiente che più rustico non si può, con il pollicione rigorosamente in ammollo. Simbolo del podcast: lo scodellino piacentino, appunto. Dentro ci finiscono non solo il gutturnio, ma anche storie di vita, confessioni improbabili e qualche spruzzo di poesia dialettale. Il tutto servito ogni sera prima del concerto sul palco della Festa dei Lyons, che da anni dà ufficialmente il via all’estate piacentina.
A salire sul palco insieme a Di Trani e Tassi sono stati tre ospiti d’eccezione, scelti con una logica ben precisa: nessuna logica. E forse proprio per questo ha funzionato alla grande. La prima sera è toccato a Dario “Tatanka” Hubner, il bomber più romantico della provincia italiana, uno che a trent’anni ha esordito in Serie A al Meazza contro l’Inter: «E quella notte morì Lady Diana...». Con lo scodellino sempre in mano e quell’accento che è un mix di cremasco e triestino, Hubner ha fatto il pieno di applausi e nostalgia, raccontando gol, notti indimenticabili e anche una poesia in dialetto piacentino. Non contento, ha pure vinto il contest poetico di queste tre serate, eletto miglior cantore del dialetto nostrano dal pubblico su Instagram. Premio? Una targa ad hoc realizzata nientemeno che dal «razdur» della Famiglia Piasinteina, Danilo Anelli. Standing ovation (e un altro bicchiere di vino). A rendere ancora più speciale la serata, anche un momento particolarmente sentito dal direttore di Libertà, Gian Luca Rocco, che ha letto sul palco un estratto della tesina grazie alla quale entrò alla scuola di giornalismo: un testo dedicato proprio a Hubner ai tempi in cui giocava al Piace.
Seconda serata: Simone Spetia, voce inconfondibile di Radio24, romanista stanco del calcio, innamorato del tennis e dei salumi: «Sono la mia vita!». Sveglia alle 3:45 ogni mattina («con bestemmia inclusa») e una passione per la radio come forma di compagnia intima: «Sei la voce che li accompagna mentre fanno colazione o vanno al lavoro, più che un giornalista, diventi uno di casa». Culmine della serata? Una finta rassegna stampa con notizie autentiche ma surreali: una vacca salvata in elicottero, una bassotta che mette in fuga i ladri, e soprattutto... il rapimento di Spetia da parte di Libertà.
Gran finale domenica con Paolo Labati, comico, conduttore di Caterpillar su Radio2 e piacentino Doc. Racconta di come sia finito a Zelig grazie a un provino organizzato a sua insaputa dalla fidanzata: «Il primo è andato malissimo, ma ho visto la gente ridere e mi sono gasato», delle botte affettuose del rugby e di quando Claudio Bisio gli sputò addosso per scherzo: «una cosa che fanno i comici della vecchia scuola, tipo Aldo, Giovanni e Giacomo... Comunque, l’ho schivato!». A fare da cornice al tutto, le incursioni fuori controllo del pilone Alberto Bottacci, che irrompeva in scena brandendo spiedini come armi medievali. Surreale? Sì. Divertente? Tantissimo.
Quello che doveva essere un esperimento si è trasformato in un format di successo: Bowlcast ha conquistato il pubblico della Festa dei Lyons, mischiando ironia, genuinità e spirito di provincia in un cocktail che si beve tutto d’un fiato. Le tre puntate di Bowlcast andranno in onda a partire da questa domenica e per le due successive (15, 22, 29 giugno) alle 21.00 su Telelibertà, ma già si parla di nuove edizioni, magari con ospiti ancora più improbabili, e ancora più “scudlein” da svuotare. Nel frattempo, c’è solo da dire: lunga vita a Bowlcast. E ricordate: se il vino è buono, il podcast scorre meglio.
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