«Con il blind tennis affrontiamo i rovesci sul campo e nella vita»
Finito al centro sportivo Farnesiana il corso per ciechi e ipovedenti, sette i partecipanti dai 16 ai 59 anni: «Siamo già pronti a ripartire»

Marcello Tassi
11 giugno 2025|15 giorni fa

Istruttori e partecipanti al corso di blind tennis che si è tenuto negli scorsi mesi al centro sportivo Farnesiana
Ci sono un campo, una rete e una pallina che rimbalza. E poi ci sono loro, che non la vedono. Ma la sentono. Come si sente il cuore quando batte forte per qualcosa che ti fa stare bene.
Il tennis, per chi è cieco, è molto più di uno sport: è una dichiarazione di autonomia, una sfida lanciata alla vita con lo stesso slancio con cui si colpisce una palla al volo.
A Piacenza, al centro sportivo Farnesiana, è giunta al termine la terza edizione del corso di blind tennis, la disciplina per ciechi e ipovedenti, promosso dall’assessorato dallo Sport del Comune di Piacenza, in collaborazione con la direzione nazionale dell’Unione italiana ciechi e realizzato dall’associazione Bionsait Asd. Un progetto che è partito a novembre e ha accompagnato fino a giugno sette atleti – dai 16 ai 59 anni – in un percorso che intreccia tecnica, fiducia, movimento e relazione.
Il campo è più piccolo rispetto a quello tradizionale, la pallina è speciale (emette un suono ogni volta che tocca terra o viene colpita) e le regole si adattano: tre rimbalzi per i non vedenti, due per gli ipovedenti.
Ma quello che succede dentro quel rettangolo non si misura in punteggi. Si misura in sorrisi, progressi, abbracci e un’energia che chiunque dovrebbe respirare almeno una volta nella vita.
«Siamo molto contenti e soddisfatti di come è andato il corso - racconta Andrea Gregori, atleta ipovedente e una delle anime più attive del gruppo - i ragazzi che hanno seguito il corso hanno visto un miglioramento non solo sportivo, ma anche a livello di coordinazione motoria e inclusione sociale. Nessuno viene lasciato da solo. Per molti è una crescita personale importante».
Il tennis, per chi è cieco, è molto più di uno sport: è una dichiarazione di autonomia, una sfida lanciata alla vita con lo stesso slancio con cui si colpisce una palla al volo.
A Piacenza, al centro sportivo Farnesiana, è giunta al termine la terza edizione del corso di blind tennis, la disciplina per ciechi e ipovedenti, promosso dall’assessorato dallo Sport del Comune di Piacenza, in collaborazione con la direzione nazionale dell’Unione italiana ciechi e realizzato dall’associazione Bionsait Asd. Un progetto che è partito a novembre e ha accompagnato fino a giugno sette atleti – dai 16 ai 59 anni – in un percorso che intreccia tecnica, fiducia, movimento e relazione.
Il campo è più piccolo rispetto a quello tradizionale, la pallina è speciale (emette un suono ogni volta che tocca terra o viene colpita) e le regole si adattano: tre rimbalzi per i non vedenti, due per gli ipovedenti.
Ma quello che succede dentro quel rettangolo non si misura in punteggi. Si misura in sorrisi, progressi, abbracci e un’energia che chiunque dovrebbe respirare almeno una volta nella vita.
«Siamo molto contenti e soddisfatti di come è andato il corso - racconta Andrea Gregori, atleta ipovedente e una delle anime più attive del gruppo - i ragazzi che hanno seguito il corso hanno visto un miglioramento non solo sportivo, ma anche a livello di coordinazione motoria e inclusione sociale. Nessuno viene lasciato da solo. Per molti è una crescita personale importante».