Cosimo, da Angri pur di essere bidello a Ottone. «Il freddo? Superato»
Ha finito il primo anno di scuola in Appennino. E ora gliene mancano due nel Piacentino, prima di tornare a casa: «Spero mi lascino qui a Ottone, è nel cuore»

Elisa Malacalza
25 giugno 2025|15 ore fa

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Arrivato in pieno inverno dalla terra del sole e dell’impepata di cozze, pochi, letto su Libertà del suo incarico, avevano scommesso sulla sua resistenza nella montagna dove sono più gli istrici dei bambini. E invece il bidello Cosimo D’Andretta, assegnato dal ministero alla scuola di Ottone e partito quasi un anno fa dalla sua casa ad Angri, in provincia di Salerno, ha preso anche lui una specie di “diploma” d’Appennino e si è abituato ai bagni in Trebbia.
«Per realizzare il mio sogno, quello di essere bidello a scuola nella mia terra, devo restare a Piacenza altri due anni», sottolinea Cosimo. «E sinceramente spero di restare a Ottone. Devo ringraziare in primis Mirella, della segreteria di Bobbio, e poi le maestre Stefania e Mariarosa del plesso di Ottone, perché mi hanno trattato benissimo, sin dall’inizio». Il bidello, che potrà riabbracciare i suoi figli a fine mese in attesa di capire quale sarà la sua futura sede, vuole intanto dire grazie anche a tutti gli ottonesi: «Mi hanno fatto sentire a casa dal primo momento. Non mi hanno fatto sentire un forestiero, mai».
C’è un però: ed è stato quello del “generale inverno”, capace di far saltare i nervi a chiunque non sia abituato. «L’inverno è stato duro, è vero, sia per il clima, sia per l’assenza della movida a cui ero abituato. Diciamo che mi sono del tutto ripreso dai 35 anni di stress». Perché Cosimo, ad Angri, per una vita ha fatto il barman, prima di voler girare completamente pagina stanco di notti in piedi e di quei Natale, Pasqua, Ferragosto sempre fuori casa. «Qui ho stretto i denti quando ho sentito arrivare un po’ di sconforto, sono andato avanti, e questa valle mi ha ripagato con il suo fascino ed il suo magnetismo. I genitori degli studenti mi hanno accolto nelle loro case come fossi uno di famiglia. Se non dovessero riconfermarmi a Ottone, di certo il paese e la sua gente mi mancheranno tantissimo. Ma dalla costiera amalfitana alla “costiera ottonese”, per me, sarà sempre un attimo».
In realtà, Cosimo si è fatto un viaggio di otto ore sulla sua 500L per raggiungere il paese. Ed è per lui che, ora, chiede attenzione alla montagna: «Le serve aiuto, questo credo sia evidente. Si respira una sensazione di progressivo abbandono e nessuno qui se la merita». Le graduatorie intanto nel Sud Italia restano praticamente paralizzate. E in tanti, per avere qualche chance, si spostano al Nord. «Mi sono abituato a usare la stufa, e oggi anzi credo di essermi “inselvatichito” un po’ anche io», sorride Cosimo.
Le notti in discoteca gli sembrano lontanissime e, invece, ha imparato a nuotare in Trebbia e a capire perché nell’edicola ci fossero i teli da mare. Cosimo ci ha portato anche i piccoli del paese, così come non sono mancate le gite alle cascate del Bottasso, per fare lezione con le maestre all’aria aperta. Un mondo a parte, sì. Con Cosimo che non ha detto no, come altri, alla scuola che appartiene solo al paese, come i mattoni incastrati decenni fa in ogni singolo muro.