Padre Salvatore Morittu e la scelta di “sorella fragilità”
Al frate minore che ha fondato a Cagliari “Comunità San Mauro”, la prima in Sardegna per i tossicodipendenti, il premio “Persona fraterna” 2025 della Pastorale del Turismo di Lanusei e Nuoro
Claudia Carta
|3 mesi fa

Padre Salvatore Morittu
Riconoscere il profondo impegno in ambito sociale, umanitario, educativo dei protagonisti del nostro tempo, offrendo una testimonianza di vita vissuta e donata. È il significato più profondo del Premio Persona Fraterna che viene conferito durante la Pastorale del Turismo delle diocesi di Lanusei e di Nuoro ormai dai undici anni.
Sabato 16 agosto all’Anfiteatro Caritas di Tortolì padre Salvatore Morittu riceve il prestigioso riconoscimento dalle mani del vescovo di Lanusei e Nuoro Antonello Mura. È qui, nell’incontro e nell’ascolto con i testimoni di speranza, che risiede il momento più alto dell’intera rassegna culturale portata avanti tra luglio e settembre dalla Chiesa ogliastrina e nuorese. Con uno slogan che diventa filo conduttore ben inserito nel cammino dell’anno giubilare: “Cercasi speranza”.
E padre Salvatore Morittu la speranza la vive e la offre gratuitamente ogni giorno agli ultimi, agli emarginati, a tossicodipendenti e malati di Aids, a coloro che nessuno vuole accanto. Lui si fa prossimo e se ne prende cura. Originario di Bonorva, francescano dell’Ordine dei Frati Minori, sacerdote dal 1972, laureato in Teologia Biblica e in Psicologia, oggi ha 79 anni. Nel 1980 ha fondato a Cagliari la “Comunità San Mauro”, prima comunità in Sardegna per i tossicodipendenti. Successivamente ha dato vita alla “Comunità di S’Aspru” (Siligo), di “Campu ’e Luas” (Uta), ai due Centri d’Accoglienza a Cagliari e a Sassari e alla Casa Famiglia a Sassari per i malati di Hiv, senza dimenticare i numerosi progetti di prevenzione e ricerche sulle dipendenze.
Padre Morittu è uno che non ha mai voltato la faccia dall’altra parte dinanzi alla sofferenza. Ed è proprio a quell’umanità ferita che egli tende la mano da oltre quarant’anni. Le strutture di accoglienza sono “casa”, diventano “comunità” dove il dolore è condiviso, curato e alleviato. È questa luminosa storia di umanità che la Pastorale del Turismo 2025 racconta al pubblico di locali e turisti: il romanzo di una vita, quella del frate di Bonorva, scritto accanto a “sorella fragilità”.

