Rivoluzione francese: così la "Grande Paura" si diffuse come un virus

Uno studio, basato su modelli epidemiologici, svela i meccanismi per cui dal 20 luglio al 6 agosto 1789 nelle campagne scoppiò quel panico che diventò l'innesco della rivolta contro la nobiltà

Davide Re
|3 mesi fa
Rivoluzione francese: così la "Grande Paura" si diffuse come un virus
3 MIN DI LETTURA
Vie, strade, stazioni postali: erano queste le reti lungo le quali, nel passato, si diffondevano voci, informazioni ma anche, si direbbero oggi, fake news, passando da un villaggio all’altro come un’epidemia. A dimostrarlo uno studio internazionale, pubblicato su Nature, condotto da ricercatori del Centro della Complessità e Biosistemi dell’Università Statale di Milano in collaborazione con l’Université Paris 8 e l’Università di Tolone,
Dal 20 luglio al 6 agosto 1789, nelle campagne francesi, si manifestò una situazione di panico generalizzato (quello che gli storici definisco della "Grande Paura") suscitato dalla falsa notizia dell'invasione di briganti venuti a distruggere i raccolti e a trucidare i contadini, per vendicare la nobiltà colpita dalle rivolte agrarie di quegli anni. Questa ondata di panico spinse i contadini ad armarsi di forche, falci e altri utensili; in cerca di maggiore protezione, si recarono in massa al castello del signore locale per ottenere fucili e polvere da sparo, ma qui finirono per sfogare la propria rabbia verso i poteri dominanti, esigendo i titoli signorili (documenti che stabilivano la dominazione economica e sociale dei loro proprietari) per poterli bruciare. In alcuni casi il signore o i suoi uomini si difesero con la forza, in altri vennero assassinati e alcuni castelli furono saccheggiati o bruciati. Improvvisamente, la Francia si ritrovò in mezzo a tumulti feroci, ogni castello di campagna diventò una Bastiglia da conquistare e la fine del feudalesimo fu celebrata con gli incendi alle proprietà dei nobili, date alle fiamme senza indugio.
I ricercatori, utilizzando un approccio innovativo basato su modelli epidemiologici solitamente impiegati per studiare la diffusione delle malattie, hanno ricostruito come questa ondata di panico si sia trasmessa tra la popolazione. Incrociando fonti storiche, mappe antiche, dati demografici e socioeconomici dell’epoca - come il prezzo del grano, l’alfabetizzazione, la proprietà della terra - hanno così rilevato che la Grande Paura si è propagata attraverso le strade, seguendo uno schema simile a quello dei virus e toccando il picco del “contagio” il 30 luglio. Gli studiosi hanno anche calcolato che le voci avanzavano a una velocità media di 45 km al giorno passando da un villaggio all’altro e che il 40% dei luoghi coinvolti si trovava vicino a una stazione di posta.
“Questa ricerca ribalta l’idea portata avanti da alcuni storici che la Grande Paura fosse una semplice esplosione di isteria, ma a determinarla furono le condizioni politiche ed economiche dell’epoca. Infatti, i dati ci dimostrano che molti atti di rivolta erano mirati e motivati, soprattutto in quei luoghi in cui il sistema di proprietà terriera richiedeva che il signore avesse documenti che attestassero la proprietà e quindi i contadini potevano davvero ottenere vantaggi concreti, con la distruzione dei registri feudali”, spiega Stefano Zapperi, professore al Dipartimento di Fisica “Aldo Pontremoli” dell’Università degli Studi di Milano e coautore dello studio. “La nostra analisi – aggiunge Caterina La Porta del dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali sempre della Statale e co-autrice dello studio - fa luce su questioni storiografiche ancora irrisolte riguardo al significato della Grande Paura per la Rivoluzione francese ma il punto cruciale di questa svolta scientifica, ovvero di studiare e di spiegare il fenomeno come una malattia contagiosa, deriva dal confronto tra discipline accademiche diverse e dalla collaborazione tra loro. Oltre a me che mi occupo di salute, il team di ricerca è composto da studiosi che provengono dalla fisica statistica e dalla storia dell’economia oltre che esperti di economia. L’unione di differenti conoscenze, prospettive e approcci dimostra anche in questo caso di essere la chiave per nuove scoperte.”
Ma c’è anche un altro aspetto che questa ricerca ha portato alla luce: le aree con maggiore alfabetizzazione e ricchezza (ma anche con i prezzi del grano più alti) sono risultate le più colpite. Questo suggerisce che non si trattò di una reazione emotiva incontrollata, ma di una risposta razionale a una situazione insostenibile dovuta a prezzi del grano alle stelle e a leggi sulla proprietà della terra sfavorevoli ai contadini. Una rivoluzione che si basava su solide rivendicazioni di diritti. “La Grande Paura rappresenta un esempio del ruolo che la diffusione di voci può avere nel guidare cambiamenti politici e capire come le voci si diffondono ci aiuta a comprendere non solo il passato, ma anche come reagiamo alle crisi oggi. L’approccio innovativo di questa ricerca dimostra che i fenomeni sociali – anche quelli di oltre due secoli fa – possono essere analizzati con strumenti scientifici moderni. Come i social network oggi diffondono informazioni (e disinformazione), così anche le reti fisiche del XVIII secolo – strade, uffici postali, comunicazioni ufficiali – potevano innescare reazioni a catena su scala nazionale”, conclude Zapperi.