Telefonate segrete, nulla osta e ripicche: la "guerra" per i giovani calciatori

Anche nella nostra provincia c'è chi denuncia comportamenti poco corretti da parte di società e dirigenti

Michele Rancati
Michele Rancati
17 maggio 2025|40 giorni fa
Telefonate segrete, nulla osta e ripicche: la "guerra" per i giovani calciatori
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«Sono iniziate le settimane della giungla, quelle in cui i sorrisi e le strette di mano lasciano spazio a ogni tipo di scorrettezza».
Maggio e giugno, stando a quanto rivelano tutti (davvero tutti...) gli addetti ai lavori, sono i mesi i cui società e dirigenti dei settori giovanili danno il peggio.
Non tutti, sia chiaro.
Ma è altissima la percentuale di chi dimentica regolamenti e buone maniere per andare all’assalto di qualche possibile talento.
Eppure le disposizioni federali sono chiare: fino al 30 giugno per contattare un tesserato altrui occorre passare dalla società di appartenenza. Ciò significa che se voglio un ragazzo per provarlo in qualche allenamento o in un torneo devo ottenere un nulla osta.
Un meccanismo che sembra semplice e inequivocabile.
Invece, no. Nel calcio piacentino, così come accade nelle province vicine, non è un’abitudine granché praticata.
Quindi spesso si preferisce chiamare direttamente il papà del giovane, delegando magari a lui il compito di sondare il terreno con la società.
Solo dopo, parte la e-mail ufficiale, che spiazza chi la riceve: concedere il nulla osta anche se ci hanno palesemente scavalcati e si sono accordati alle nostre spalle oppure negarlo, più per la paura di perdere il ragazzo che per ragioni etiche?
E siamo sicuri che quello che una società subisce oggi, non lo metta in pratica domani, con un altro giovane obiettivo?
C’è anche un’altra “abitudine”: chi riceve la fatidica e-mail, magari mandata con tempistiche e modalità più che corrette, la ignora. Naturalmente farà risultare di non averla mai ricevuto o che sia stata sepolta nella posta indesiderata, ma la sostanza è una: le società piacentine, quando si parla di settore giovanile, non si parlano, non si aiutano, si fanno la “guerra”.
Un paio di anni fa qualcuno si era anche spinto a mandare una comunicazione alla Figc facendo i nomi di altre società che agivano scorrettamente, contattando direttamente le famiglie. «Da che pulpito...», fu la prima risposta dei diretti interessati.
Anche in questo caso, grandi responsabilità vanno ricercate nei genitori. Due consigli: se una squadra ti chiama direttamente, indirizzala immediatamente alla società con cui tuo figlio è tesserato. E prima di proporlo altrove, dove potranno valorizzare il suo grande talento incompreso, comunicalo ai suoi attuali dirigenti. Alla fine, il risultato sarà identico, ma non passerai da scorretto.